Questo scritto è la rielaborazione della prima parte di un articolo precedentemente pubblicato nel 2016 all’interno del volume collettaneo “Polis Europa”, redatto a seguito di una conferenza internazionale.

Il tema trattato continua a mantenere una rilevanza significativa ancora oggi; anzi, in molti casi, ha acquisito un’importanza ancora maggiore rispetto a qualche anno fa. 

Europa come sistema complesso

1. La seduzione del caos ed il clima apocalittico

di Marinella De Simone

Da più parti si parla ormai della situazione internazionale facendo riferimento, diretto o indiretto, al caos.
Nel numero 2 del 2016 di Limes dal titolo esemplificativo: “La Terza Guerra Mondiale?”, la carta geopolitica di Laura Canali, presentata in apertura al volume, si intitola: “Caoslandia”, indicando con questo nome le terre dove gli Stati nazionali si stanno frantumando sotto la spinta di guerre sia interne che esterne, distinguendo come “Ordolandia” i territori dove ancora regna ordine, pace ed un relativo benessere. L’Europa, ed in particolare l’Italia, appare in questa mappa come il confine geografico tra l’ordine e il caos.
Lucio Caracciolo, nel suo Editoriale al n. 2/16 di Limes , parla di “clima apocalittico” che attraversa tutto il nostro pianeta e che fa apparire quasi ineluttabile il manifestarsi della Terza Guerra Mondiale, di cui già Papa Francesco ha parlato provocatoriamente definendola una “Guerra Mondiale a pezzi”. Il frantumarsi dell’ordine mondiale imposto da pochi Paesi forti come è stato nel periodo della guerra fredda sta lasciando il posto, dopo la caduta del muro di Berlino, a innumerevoli micro-nazioni che non hanno né lo status né la rappresentatività per ridefinire un nuovo ordine mondiale, rendendo fluido ed indefinito il contesto all’interno del quale si muove tutto il territorio di “Caoslandia”.

Thomas Friedman, opinionista del New York Times, scrive in uno dei suoi articoli: “In geopolitica sussistono grandi contrapposizioni di potere, ma lo spartiacque più rilevante nel mondo di oggi non è più quello tra Oriente e Occidente, capitalisti e comunisti: sempre più spesso sarà quello tra Mondo dell’Ordine e Mondo del Disordine, a mano a mano che le pressioni di natura ambientale, settaria ed economica faranno piazza pulita di stati deboli e falliti. Tutti i giorni, ormai, leggiamo sui quotidiani di chi fugge dal Mondo del Disordine verso il Mondo dell’Ordine. […] Nessuno vuole occuparsi delle zone nelle quali il disordine permea ogni cosa, perché tutto ciò che se ne ha in cambio è un conto da pagare. Per di più, la maggior parte di questi paesi è del tutto incapace di autogovernarsi in modo democratico. Chi assumerà dunque il controllo di queste aree? E se la risposta fosse “nessuno”? Questa sarà una delle più serie sfide di leadership del prossimo decennio.” 

Federico Rampini ha intitolato uno dei suoi libri “L’Età del Caos”, e parla di “seduzione del Caos” come di una sorta di “attrazione fatale, malefica e demoniaca” che sente crescere attorno a sé.
Questa seduzione del caos è tuttavia, secondo Rampini, anche un principio dinamico ed una risorsa strategica che attraversa non solo la visione politica e sociale dei guerriglieri, ma anche quella tecnologica e imprenditoriale dei creativi della Silicon Valley. Entrambi, terroristi da una parte, innovatori dall’altra, vedono nel caos illimitate possibilità, secondo un’ottica che oggi si ama definire disruptive, che significa sì distruttivo e devastante, ma anche dirompente e creativo.

La frattura tra la terra dell’ordine e la terra del caos non è unicamente legata ai conflitti aperti ed alle guerre in atto, ma è anche, e forse soprattutto, di tipo culturale.
Da un lato l’establishment, che si mostra incapace di comprendere il nuovo contesto che si è generato, essendo abituato a pensare in modo frammentato, lineare e deterministico; dall’altro, l’approccio dirompente di chi vede nel nuovo disordine globale la possibilità di cambiamenti radicali ed esponenziali.
I primi riescono ad immaginare il proprio futuro solo in base a ciò che è stato il loro passato personale; i secondi no: il loro futuro non è il riflesso del passato, trovando invece spazio ed opportunità esplosive nelle crepe aperte dalle incapacità dei vecchi poteri di leggere il presente e di comprenderne le dinamiche interdipendenti.

Questo articolo è stato pubblicato in Polis Europa, Europäische Akademie Bozen, 2016

La foto di copertina è di Beasternchen da Pixabay

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