Il benessere è una libertà sostanziale

 Intelligenza relazionale e qualità dei comportamenti

di Dario Simoncini

Questa concezione dell’economia e del processo di sviluppo imperniata sulle libertà è molto simile – per riprendere la distinzione fra paziente e agente – a una visione orientata all’agente. In presenza di adeguate occasioni sociali, i singoli individui possono sia plasmare il proprio destino, sia aiutarsi reciprocamente in modo efficace. Non è necessario vederli prima di tutto come destinatari passivi dei benefici di un programma di sviluppo intelligente (…) (noi) siamo individui sociali che esercitano le loro volizioni, interagiscono con il mondo in cui vivono e influiscono su di esso”.

(Amartya Sen)

I tre aspetti del benessere umano – materiale, socio-relazionale e spirituale – non possono essere posti sullo stesso piano: mentre alcuni esprimono gli interessi di natura economica, altri esprimono i valori della persona, che non sono negoziabili come gli interessi. L’aspetto materiale riguarda la relazione tra la persona e le cose: si tratta di una “relazione di utilità”, su cui si fonda il main stream della dottrina economica tradizionale. Questa relazione è necessaria alla persona, ma non è una relazione che dà felicità: rappresenta unicamente il proprio interesse da soddisfare e l’eventuale piacere che si prova nell’atto di consumo.

Lo psicologo Abraham Maslow, nel suo libro Verso una psicologia dell’essere afferma: “Far progredire la salute individuale è un modo per costruire un mondo migliore. In altri termini, incoraggiare lo sviluppo personale è una possibilità reale; assai minori sono le possibilità, senza aiuto esterno, di curare sintomi nevrotici in atto”.

In quale modo possiamo allora incoraggiare il libero sviluppo del benessere personale per costruire un mondo migliore? Se, come abbiamo già rilevato in un precedente articolo, sono le regole del gioco che vanno cambiate dovranno essere interessati a questa trasformazione i processi che riguardano scelte di tipo politico, economico e sociale. È necessario che nuove e diverse politiche vengano poste in essere dalle istituzioni dei diversi Paesi per favorire un miglioramento delle condizioni di benessere nelle tre dimensioni dell’uomo. Questi aspetti, connessi alla libera e piena espressione del potenziale umano, sono stati studiati in particolare da un economista indiano, Amartya Sen, e da una filosofa americana, Martha Nussbaum.

Attraverso il loro approccio, chiamato “approccio dello sviluppo umano” o “approccio della capacità”, si propongono di studiare come migliorare effettivamente la vita delle persone attraverso l’analisi di strumenti che consentano ai politici di effettuare interventi significativi per rafforzare le possibilità delle persone di agire e di superare, in tal modo, le disuguaglianze che non permettono di manifestare pienamente le proprie capacità per una migliore qualità della vita.

In particolare, come affermato dalla Nussbaum, l’approccio delle capacità è un approccio basato sulla complessità della vita quotidiana delle persone: “prende le mosse da una domanda molto semplice: cosa sono effettivamente in grado di essere e di fare le persone? Quali sono le reali opportunità a loro disposizione? La questione è semplice e complessa insieme, poiché la qualità di una vita umana comprende molteplici elementi, la cui interazione va attentamente studiata”.

Le capacità, secondo questo approccio, sono delle “libertà sostanziali”: un insieme di opportunità d’azione che la persona può scegliere e, se lo desidera, agire. La qualità della vita di una persona e, quindi, il suo stato di benessere dipendono dallo spazio di libertà reso disponibile per scegliere e agire tra più possibilità in relazione alle proprie attitudini e alle esperienze maturate. Per attivare e ottimizzare il processo decisionale è necessario, anche se non sufficiente, che la persona abbia avuto modo di sviluppare delle soddisfacenti capacità che dovranno essere attuabili e praticabili, in modo libero e pieno, nel contesto delle relazioni umane e ambientali in cui agisce.

Affinché questo sia possibile è necessario, però, che nel contesto siano operanti delle condizioni favorevoli e adeguate, in grado di abilitare la libera scelta personale di manifestare o meno le proprie capacità, distinguendo così tra “capacità interne” e “capacità combinate”. Le prime sono strettamente e intimamente connesse allo sviluppo personale: livello culturale, livello di salute, livello di adeguatezza morale, livello di comprensione del mondo; sono caratteristiche e abilità non strettamente innate, ma che vengono acquisite dalla persona attraverso l’esperienza in interazione con l’ambiente familiare, lavorativo e sociale. Le seconde sono correlate alle condizioni dell’ambiente in cui si muove la persona: accesso allo studio, accesso alla sanità, accesso all’ambiente naturale, accesso al patrimonio culturale, combinandosi con le capacità interne alla persona e ad essa peculiari. Solo se si innesca e si rinforza un circuito virtuoso tra capacità interne e capacità combinate si può determinare una condizione di libertà per l’individuo nel realizzare – se lo desidera – la piena manifestazione del proprio essere.

D’altro canto, il benessere della persona è un costrutto complesso: non esiste di per sé, né tantomeno può essere considerato come un punto di equilibrio stabile cui tendere. Si tratta piuttosto di un processo in continuo divenire, che emerge nella persona in funzione del sistema di relazioni in cui è inserita. Ne consegue che quanto più una persona sarà in grado di governare con efficacia le proprie relazioni umane e di contesto, indirizzandole quanto più possibile – sia nello spazio che nel tempo – alla piena realizzazione del proprio potenziale tanto più potremo dire che questa persona si è comportata in modo intelligente. È possibile, perciò, connotare l’intelligenza come una capacità in azione: ovverosia come una capacità attivata dalla persona nelle sue relazioni con gli altri. L’intelligenza nelle relazioni diviene in tal modo una categoria esplicativa di un modello descrittivo del mondo dove il saper essere e il saper fare delle persone – il loro “modo” d’agire nelle dinamiche relazionali – rappresentano la sorgente dello stato di benessere sia a livello personale che di comunità.

Concludendo: l’intelligenza (= leggere tra) è la capacità di scoprire relazioni e interconnessioni tra i vari aspetti della realtà. Questa definizione concettuale del dominio delle abilità relazionali ci consente di definire il sistema di capacità che la persona attiva sia a livello interpersonale che a livello eco-sistemico come “intelligenza relazionale”. L’intelligenza relazionale si manifesta attivando delle qualità intangibili dell’essere di cui è dotata ogni persona e che vengono esercitate e praticate attraverso il comportamento per esprimere e valorizzare con la modalità ritenuta più adeguata al contesto le proprie attitudini, abilità e finalità relazionali. La combinazione dinamica tra le capacità interne e le condizioni di contesto determina una diversa attivazione e una diversa manifestazione delle capacità personali in sistemi di funzionamento; a seconda delle caratteristiche qualitative del contesto la persona potrà attingere più o meno liberamente alle proprie esperienze e potrà più o meno indirizzare le proprie azioni nel compimento delle proprie aspirazioni.

La foto di copertina è di  Gerd Altmann da Pixabay

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