Identificazione con il proprio ‘io’

IDENTIFICAZIONE CON IL PROPRIO ‘IO’

“Tutti noi sappiamo che dall’infanzia alla vecchiaia cambiamo continuamente. Il corpo non è mai lo stesso e la mente acquisisce nuove esperienze a ogni istante che passa. Siamo un flusso in costante trasformazione. Nel contempo, riteniamo tuttavia che al centro di tutto ciò ci sia qualcosa che ci definisce, qualcosa che essendo rimasto costante a partire dall’infanzia definisce “me”. Questo “io” – chiamiamolo “attaccamento all’ego” – che costituisce la nostra identità non è semplicemente il pensiero del “me” che ci viene alla mente quando ci svegliamo, quando diciamo “ho caldo” oppure “ho freddo”, o quando qualcuno ci chiama. L’attaccamento all’ego si riferisce a un legame profondo, innato, con un’entità immutabile apparentemente al centro del nostro essere, che definisce la nostra individualità. (…) La filosofia e la pratica buddista sono profondamente interessate a capire se questo “io” sia semplicemente un’illusione, un semplice nome che attacchiamo a quel flusso in continua trasformazione. Non possiamo trovare l’ “io” in nessuna parte del corpo né come qualcosa che pervade il corpo nella sua totalità. Possiamo pensare che sia collocato nella coscienza. Ma anche la coscienza è un flusso in continua trasformazione. Il pensiero passato  è scomparso mentre quello futuro non è ancora sorto. Come può allora esistere un vero “io” presente, sospeso tra qualcosa che è passato e qualcos’altro che non è ancora sorto?” (Ricard, 2003)

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L’identificazione della persona con il proprio ‘io’ non è un’illusione facile da eliminare. Si può provare all’infinito, con esempi pratici o con ragionamenti logici, a dimostrare ad una persona che il suo ‘io’ non esiste da nessuna parte, ma che si tratta solo di un processo in continuo divenire. Che il suo ‘io’ non è il corpo, e nemmeno una parte di esso; che non è la mente, e nemmeno una parte di essa; che non è la sua autobiografia, e nemmeno una parte di essa.

Se confrontiamo una persona con la propria identificazione, forse, per un solo attimo, potrà sentire una sensazione che si avvicina al senso di vuoto che la rottura di questa illusione crea; subito dopo, però, il suo senso di attaccamento alla realtà come esistente di per sé, e quindi anche del suo ‘io’ esistente di per sé, riprende il sopravvento.

L’identificazione di ognuno di noi con il proprio ‘io’ non è avulsa dal contesto all’interno del quale viviamo. Tutto il sistema di credenze collettive in cui siamo immersi, il paradigma che pervade la nostra cultura, è un continuo rinforzo dell’identificazione di ognuno di noi con il proprio ‘io’.

E’ un paradigma centrato esclusivamente sulla persona e sul suo benessere individuale, senza alcuna considerazione per gli altri e per il contesto (ambiente naturale o ambiente sociale non fa differenza). Il contesto individualista può allargarsi fin dove si allarga il proprio ‘io’ personale: la propria famiglia, il proprio ruolo sociale, la propria azienda, in un processo di identificazione che dal proprio, piccolo ‘io’ si allarga al proprio, grande ‘io’.

Nell’identificazione, lo schema ricorrente è quello della ricerca di un modello ideale in cui riflettere la propria immagine, piccola o grande che sia. Nell’identificazione con ciò che si ritiene il proprio sé, è il proprio ‘io’ il centro del mondo. Tutto si confronta con il proprio sé, escludendo ed allontanando ciò che non è corrispondente.

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