Alcune riflessioni sull’Europa – 4. Una nuova metamorfosi europea

Alcune riflessioni di approfondimento in margine all’intervento “Europa come sistema complesso” fatto all’incontro “Polis Europa” di Merano

Alcune riflessioni sull’Europa

4. UNA NUOVA METAMORFOSI EUROPEA

Un sistema che non riesce ad affrontare i suoi problemi vitali può disintegrarsi. Ma può anche intraprendere una metamorfosi, trasformandosi in un sistema più ricco e più complesso, in grado di affrontare questi problemi. Le metamorfosi, per quanto improbabili, sono possibili.

(Edgar Morin, Mauro Ceruti, 2013)

La possibile scelta europea è, ancora una volta, tra la disintegrazione di sé od una nuova metamorfosi evolutiva: tra i confini che ridiventano frontiere ed il ritorno dell’Europa ad essere un’appendice del continente asiatico, al divenire un’identità sovra-nazionale anche politicamente, costituendosi in una federazione di Stati; un’identità multipla fatta di diversità culturali accomunate da un unico desiderio di civiltà e civilizzazione globale.

E’ necessario, perché questo possa avvenire, un “New Deal Europeo”: il formarsi di un nuovo ‘contratto sociale’ che trovi le sue basi nello sguardo ampio necessario per comprendere i contesti locali ed il loro integrarsi in contesti globali; che includa tutte le parti sociali nell’affrontare le dinamiche di interdipendenza dei problemi da affrontare con una politica coordinata sui temi della sicurezza, della coesione sociale, dell’educazione, della disoccupazione, dei flussi migratori, dell’inquinamento, delle città e del decentramento territoriale, dell’innovazione tecnologica e della ricerca, della politica fiscale. Tutto questo, se lasciato in mano alle forze disgreganti che si stanno manifestando in modo evidente in Europa, non solo non può essere risolto, ma diventa esso stesso motivo e fattore di ulteriori forze disgregatrici e centripete, acuendo i problemi anziché risolverli e sfociando, inevitabilmente, nel conflitto globale.

UNA NUOVA CULTURA UMANISTICA FONDATA SUL PENSIERO COMPLESSO

Sviluppo la visione che suona incredibilmente attuale di una società mondiale nella quale un giorno, dopo tanti disordini e catastrofi, la cooperazione prenderà il posto dello scontro tra civiltà.

(Paul Valéry, 1938)

Occorre un nuovo tipo di umanesimo, che non sfoci più, come avvenuto in passato, nella deriva arrogante dell’uomo posto al centro del mondo, governatore indiscusso della natura ed artefice dei destini della Terra, secondo un approccio esclusivista e riduzionista e che ha trascinato più volte nel baratro lo stesso sentimento dell’essere uomo. E’ necessario, invece, operare affinché si diffonda una cultura che integri la natura nell’uomo in modo inclusivo, la molteplicità delle identità nell’unità di una identità emergente, senza distruggerne la potenza creatrice e innovatrice.

La visione complessa aiuta a comprendere come l’uomo non possa che essere considerato parte di un tutto, di cui ha il dovere di prendersi cura – specie oggi, visto lo stato di imbarbarimento che sta portando il mondo sull’orlo dell’abisso della propria distruzione.

Prendersi cura significa avere quella capacità generativa e rigenerativa che sorge solo dal comprendere dove siamo – qual è lo spazio che occupiamo – e qual è il tempo che stiamo vivendo, e come tutto questo diviene un contesto comune.

Si tratta di civilizzare la globalizzazione, cosa che finora non è stata fatta. Manca infatti un “pensiero del contesto”, in grado di comprendere il complesso che lo attraversa e che lo costituisce momento per momento.

La globalizzazione è un processo che ha attraversato ripetutamente la storia europea, dalla scoperta delle Americhe alle crisi finanziarie ed economiche di questi anni; l’abbiamo subìta come qualcosa di ineluttabile che accadeva indipendentemente dalla nostra volontà, rimanendo ciechi di fronte ai suoi effetti spesso catastrofici.

E’ necessario pensare alla civiltà della globalizzazione come dialogo tra culture diverse, in grado di integrare le diversità locali su scala globale, mantenendo l’irriducibilità di ciascuna. Solo una civiltà – ed in particolare un nuovo pensiero politico – in grado di collegare, contestualizzare, integrare le conoscenze, può aiutare l’ultima, attuale metamorfosi dell’Europa che può renderla attiva nel mondo, contribuendo alla trasformazione globale.

Mai, nella storia d’Europa, le responsabilità del pensiero e della cultura sono state così tremende.

(Edgar Morin, Mauro Ceruti, 2013)


Metamorphosis

Alcune riflessioni di approfondimento in margine all’intervento “Europa come sistema complesso” fatto all’incontro “Polis Europa” di Merano

(Parte 4 di 4)

Leggi la parte 1: “E’ necessario comprendere il caos”

Leggi la parte 2: “L’Europa è un sistema complesso”

Leggi la parte 3: “L’Europa all’interno del sistema più vasto: la Terra”


Video di Mauro Ceruti al Festival della Mente 2014: L’Europa rischia di nuovo l’autodistruzione

“L’Europa si è sempre definita al futuro, declinata al futuro, come un progetto da compiere, come un orizzonte di valori. L’Europa non è definibile come una sostanza primaria, è sempre incompiuta, è sempre un progetto da realizzare. Questa è la vitalità, la creatività della mente d’Europa.

L’Europa non è un continente. L’Europa geografica è una e molteplice”.


 per informazioni:
complex.institute@gmail.com

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