La gerarchia dei sistemi complessi

La gerarchia dei sistemi complessi

Proviamo a definire brevemente cos’è un sistema complesso.

Innanzi tutto è un sistema, in cui i singoli elementi interagiscono tra loro determinando un comportamento globale del sistema diverso da quello dei singoli elementi che lo costituiscono: possiamo perciò parlare di un’entità organizzata, organica e globale; all’opposto, non abbiamo un sistema quando vi è un insieme disorganizzato di elementi, come ad esempio un mucchio di sabbia.

Un sistema complesso è a sua volta costituito da altri sistemi: gli elementi che lo costituiscono non sono elementi semplici, ma sono a loro volta sistemi; il tutto in una sorta di “vertigine” di sistemi dentro sistemi intrecciati tra loro che si influenzano reciprocamente, in una gerarchia sistemica molto diversa nella circolarità delle relazioni di causa-effetto dalle gerarchie a cui siamo abituati.

Ogni sotto-sistema rappresenta un “livello” del sistema di cui è parte, ed è a sua volta costituito da numerosi elementi od agenti che, appunto, interagiscono tra loro con modalità sia cooperative che competitive, dando all’intero sistema di cui sono parte una forma di “coerenza”, fondamentale per definirlo tale e che porta all’emergere di un nuovo livello. Ogni livello del sistema è come un mattone su cui si possono formare i livelli successivi, in una sorta di catena evolutiva che procede dal basso verso l’alto o bottom-up, costituendo nel loro insieme un’unica entità organizzata e dinamica. Esempi di queste forme di organizzazione bottom-up sono i formicai, gli stormi di uccelli, i sistemi sociali, politici ed economici.

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Con le parole di Steven Johnson, studioso dei sistemi complessi: “Quali caratteristiche condividono tutti questi sistemi? In termini semplici, risolvono problemi utilizzando masse di elementi relativamente stupidi anziché un singolo e intelligente “centro direzionale”. Sono sistemi dal basso all’alto: bottom-up; non dall’alto al basso: top-down. Acquisiscono dal basso la loro intelligenza. In linguaggio più tecnico, sono sistemi adattivi complessi che mostrano comportamento emergente. In tali sistemi gli agenti che risiedono su un livello iniziano a produrre un comportamento che si manifesta a un livello superiore: le formiche creano colonie; le persone che si trasferiscono in città creano quartieri; un semplice software di riconoscimento di configurazioni impara a raccomandare ad hoc novità librarie. Il movimento dalle regole di basso livello alla sofisticazione di alto livello è ciò che chiamiamo emergenza (emergence)”.[1]

La caratteristica peculiare dei sistemi complessi è che essi “imparano” costantemente attraverso una continua riorganizzazione interna: non sono controllati centralmente, ma adattano i propri comportamenti in relazione ai mutamenti che avvengono sia internamente tra gli agenti che li compongono, sia esternamente nel contesto in cui sono inseriti. Ciò consente loro di evolvere incessantemente nel tempo pur mantenendo una propria coerenza, che potremmo definire come “identità” dell’intero sistema, senza perciò disintegrarsi.

[1] Steve Johnson, La nuova scienza dei sistemi emergenti (Garzanti, 2004), 16


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>> Il principio relazionale

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